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Mons. Mariano Palermo:
figura storica fondamentale per Maletto, eppure quasi del tutto dimenticata
E' la figura più eminente di Maletto nella seconda metà dell'800; una delle più importanti dell'intera storia del paese e di maggiore spicco per la Chiesa siciliana di quel periodo. Nella memoria dei malettesi ancora permane il suo operato di sacerdote, di benefattore e di educatore e soprattutto di principale artefice della costruzione della Chiesa Madre.
Mariano Palermo nasce a Maletto il 18.12.1825 da don Biagio,avvocato, e donna Margherita Mauro,originari da Bronte; famiglia civile delle più in vista nella borghesia di Maletto.
Studia nel Seminario, poi Real Collegio Capizzi di Bronte,ove spicca per le doti d'ingegno e per l'amore allo studio, specie letterario ed umanistico. Passa, poi, nel Seminario Diocesano di Catania ove é rettore il canonico Giovanni Guttadauro che sarà Vescovo di Caltanissetta,dal quale è molto stimato ed apprezzato.
Ordinato sacerdote a Catania nel dicembre 1849, il Rettore vuole mandarlo a Roma per continuare negli studi, però il Vescovo di Catania Felice Régano lo invia, nello stesso anno, a Maletto "per lavorare in quella desolata vigna".
Così, il 19.5.1854 lo nomina Cappellano Curato e Vicario Foraneo della Chiesa di Maletto al posto di Don Pasquale Sgro che da Cappellano curato reggeva la Parrocchia,dopo la morte dell'ultimo Parroco Mons. Onofrio Ponzo avvenuta il 17.1.1847. Infatti la Parrocchia,sotto il titolo di S. Michele Arcangelo,dopo la morte del Ponzo che la aveva retta per 41 anni,si riduce a un semplice "vicariato" fino alla nomina del nuovo parroco nel 1928 nella persona del Sac. Antonino Schilirò.
Il nuovo Cappellano, don Mariano Palermo porta a Maletto un'aria nuova e diversa: dotato d'una fibra robusta,d'un bell'aspetto,di modi signorili e d'una parola affascinante,conquista tutto il popolo e le autorità. La sua opera si indirizza subito verso l'educazione dei giovani fondando una scuola per ragazzi e ragazze,ove lui personalmente insegna. Si impegna verso i poveri elargendo aiuti personali in denaro e generi alimentari e restando in prima fila e con continua esposizione nell'epidemia di colera del 1855, accorrendo ed aiutando ove maggiore è il pericolo. Incoraggia i buoni e riprende gli ostinati. Indirizza e suggerisce rimedi per le precarie condizioni economiche e sociali:all'uopo fonda l'Associazione Agricola Cattolica e nel 1866,servendosi della valida collaborazione del diacono Antonino Schilirò, che gli succederà quale Vicario Foraneo e Vice Parroco, dal 1881 al 1899, fonda le tre Confraternite che riflettono le classi sociali del paese e che danno mirabili frutti di collaborazione sociale.
Ma la sua figura è principalmente legata alla costruzione della Chiesa Madre, i cui lavori iniziati nel 1857 dopo polemiche e contrasti a volte aspri sulla scelta del luogo,continuarono in mezzo a mille difficoltà fino al 1877,quando il 3 giugno la nuova Chiesa viene consacrata al culto dall'Arcivescovo Card. Dusmet.
I benestanti contribuiscono con somme di denaro da pagarsi annualmente, mentre il popolo fa la sua parte prestando gratuitamente la mano d'opera,impiegando gli animali per il trasporto dei materiali e fornendo la legna necessaria alle fornaci per la calce.
Don Mariano Palermo è l'anima e il motore di quest'opera.
Tutta la popolazione risponde positivamente al suo appello, ma alle buone intenzioni non corrispondono le possibilità economiche del paese, di appena duemila abitanti,ristretto in poco e povero territorio. Ma ciò che appare arduo agli altri non lo é per il Palermo che spinge coraggiosamente tutto il paese al compimento dell'opera, assumendo quasi un alone di santità tanto che la fede popolare gli attribuisce il miracolo dell'allungamento della trave centrale del
tetto. Contribuisce molto con le sue risorse finanziarie e della sua famiglia,il cui importo,per volontà dello stesso non è dato di sapere,ma che comunque è cospicuo. Alla fine "con travagli e stenti, sacrifizi inenarrabili, soprapensieri ed anche amarezze incredibili,la santa costruzione é venuta su lentamente,ed oggi dopo venti anni e diciassette giorni,per grazia di Dio proprio singolarissima si é giunti al grande atto della sua solenne benedizione". Così conclude il Palermo.
La nuova chiesa, viene eretta il 28 maggio 1877 a Chiesa Parrocchiale, titolandola ai "Sacri Cuori di Gesù e Maria" in sostituzione di quella di S. Michele Arcangelo, e viene completata con la costruzione del Campanile nel 1883 ad opera e spese del nuovo Vicario Sac. Antonino Schilirò.
Papa Leone XIII nel concistoro del 1881 encomiando l'operato del Palermo, la definisce "Pelpulcram Ecclesiam".
Nel febbraio 1881,don Mariano Palermo viene eletto, contro la sua volontà e malgrado la sua resistenza,Vescovo di Lipari; la sua opera a Maletto è compiuta.
La comunità di Maletto, dalla "Vigna desolata" così chiamata dal Vescovo Règano nel 1854 e divenuta "La Badia, modello dell'Archidiocesi", come la definisce ora il Card. Dusmet.
Il 5 giugno dello stesso anno viene consacrato Vescovo a Caltanissetta dallo stesso Guttaduaro, il suo antico rettore. Il 12 giunge a Lipari; nella sua prima lettera pastorale il maggiore pensiero è rivolto ancora a Maletto ove ha lasciato il suo amore paterno.
Nella nuova sede vescovile riapre il Seminario Diocesano di cui diventa rettore. Apre scuole per le fanciulle. Attua numerose iniziative in favore dei poveri. Fa eseguire notevoli lavori di restauro nella Cattedrale.
Il 14 Marzo 1887 viene eletto vescovo di Piazza Armerina lasciando grande dolore e vuoto a Lipari.
Prende possesso della sede vescovile di Piazza il 7 Agosto 1887 ove subito si prodiga per i miseri; istituisce mense e dormitori pubblici; soccorre i bambini poveri e più esposti alla fame ed al freddo. Rinnova e riordina il Seminario Diocesano che diviene uno dei migliori della Sicilia e riapre al culto l'artistica chiesa di S. Agata. E' tale la stima di cui subito gode che la baronessa Trigona di Geraci lo costituisce erede del suo ricco patrimonio da utilizzarsi in favore dei poveri di Piazza.
In occasione delle nozze d'oro sarcedotali del gennaio 1900, il popolo, le autorità e il clero di Piazza gli tributano grandi festeggiamenti e dall'intera Sicilia gli pervengono attestati di stima ed apprezzamenti. Solo Maletto è il grande assente; infatti da qui gli giunge solamente qualche telegramma di rito. Però il Vescovo non ha mai dimenticato il suo borgo. Infatti ogni due anni, puntualmente, viene a Maletto a soggiornare nel periodo estivo. L'ultima visita, malgrado le precarie condizioni di salute è dell'estate 1902; in quell'occasione dona alla Chiesa madre la campana maggiore, consacrata nel settembre dello stesso anno dal Card. Francica Nava durante la sua visita in Maletto.
Muore il 13 febbraio 1903; grande è il lutto di tutto il popolo di Piazza Armerina. La salma è provvisoriamente tumulata in una chiesetta suburbana. Il 20 luglio 1924 viene traslata nella Cattedrale con la partecipazione dell'intera popolazione piazzese nella quale era vivissimo il ricordo e l'opera del suo vescovo e con solenne pontificale del successore Mons. Mario Sturzo. Si doveva edificare una tomba monumentale, però ciò non è ancora avvenuto.
Dei suoi scritti e della sua biblioteca non è rimasto quasi nulla. Rimane nel popolo di Maletto un indefinito ricordo;nel centro urbano una via che porta il suo nome e nella Chiesa Madre un medaglione con la sua effige e un'epigrafe, dettata dall'Arciprete Antonino Schilirò nel 1928.
Forse questo personaggio che ha dato il maggiore lustro a Maletto meriterebbe maggiore conoscenza e considerazione.
Maletto, dicembre 1992
Giorgio M. Luca
(da Logos del 27.12.1992 - Avvenimenti e personaggi nella storia di Maletto - di Giorgio M. Luca)
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